Alessandro Bugelli, è un giornalista e fotografo italiano nato sulla Montagna Pistoiese, in Toscana, nel 1964.

Proprio nella sua terra natale inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, a fine anni settanta, raccontando per immagini tutto quello che catturava la sua attenzione, la sua sensibilità. Prima con macchine fotografiche decisamente "da due soldi".

Determinanti, per far scattare la scintilla della passione le ore di educazione tecnica in terza media, dove impara i rudimenti dello scatto e dello sviluppo/stampa.

Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano certamente con un lavoro più "normale". Giá i primi ritratti, i primi paesaggi, risultano carichi d'intensitá, i suoi lavori iniziano a "parlare".

"La natura ci ha dotati degli occhi e del poter vedere tutto quello che ci sta intorno, poter vedere quindi la realtà che ci circonda, un vero e proprio studio fotografico che ci avvolge ogni giorno e che ogni giorno è possibile anche "leggere" in modo diverso".

Dal 1986 la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Nel paesaggio prende ispirazione da Franco Fontana, cercando i colori forti e le immagini pulite, essenziali, nel bianco e nero, con la pellicola 6x6, inizia ad esplorare nuove possibilità visive ed intellettuali, cerca lo scatto "che parli". Per avviarsi alla professione sceglie però lo sport, nello specifico il motocross, pur se non ha mai corso in moto. 

Sono anche gli anni in cui si forma una preparazione tecnica e culturale determinante per l'evoluzione della sua fotografia, cosí come il vincolo con quello che fotografa, che andrà poi a documentare anche come giornalista.

Ben presto le foto di Alessandro Bugelli hanno il loro impatto, vengono pubblicate sulle maggiori riviste del settore moto, sovente usate per corredare quello che scriveva: "La fotografia era la possibilitá di incentivare il racconto di storie".

Iscritto all'ordine dei Giornalisti nel dicembre 1992, arriverà a lavorare come fotografo sino al 1995, spaziando anche nello still-life, nelle riproduzioni di opere d'arte e nel reportage industriale, oltre che proseguire a raccontare il motocross a livello sia nazionale che internazionale, pubblicando anche all'estero.

Dal 1996 cambia orizzonti. Inizia ad interessarsi di automobilismo, ma solo come giornalista. "Mi ritrovavo piú a scrivere che a fotografare, ero diventato un fotografo che scriveva, o forse uno che scriveva e poi anche fotografava", racconta. Da lì avvia una importante carriera sia nel giornalismo seguendo i maggiori eventi di rally automobilistici in Italia, e nella comunicazione, lavorando per molte organizzazioni e Case automobilistiche.

La fotografia, sino al 2004 era rimasta in un piano inferiore, c'era da consolidare la professione giornalistica, dare ad essa un indirizzo equilibrato, acquisire credibilità. 

Il ritorno alla fotografia è piuttosto vibrante: il passaggio dall'analogico al digitale è stato.  Quasi "destabilizzante"  per uno abituato alla pellicola, ma alla fine non troppo sofferto. Forse un poco scettico, anche: "Ero perplesso, forse anche un poco spiazzato: il digitale fu come vedere precipitare un macigno in un lago tranquillo, le certezze che avevo con la pellicola, con le diapositive e con il bianco e nero, andavano sfaldandosi. Ma dovetti . . . "arrendermi" e adattarmi. Oggi si va alla grande, dalle reflex sono passato alle mirrorless ma lavoro ancora con le pellicole, la fotografia per me è ancora quella. Le pellicole non perdonano, soltanto per il fatto che il risultato lo vedi dopo, ti impongono di essere padrone della tecnica, averla in mano ed avere l'idea bene salda in testa. E nel cuore".

Torna, a piccoli passi, a lavorare in maniera indipendente per giornali, aziende, e realizza reportage sociali, riuscendo a mescolare magistralmente la sua sensibilità e tecnica con le esigenze chieste dalla committenza di oggi, creando risultati di spessore. É un successo che lo porterá a collaborare con prestigiose realtà nazionali ed internazionali oltre che curare l'immagine e la comunicazione di personaggi sportivi di alto livello.

"Adesso, con immutata passione, divertimento ed un pizzico ironia, opero nei campi piú diversi. Inoltre, recupero spesso materiale dal mio archivio fotografico per pensare nuovi progetti".

Dal 1995 è iscritto al network mondiale Canon Professional Service (CPS), è iscritto USSI, AIPS ed è fotografo autorizzato dalla Lega Calcio Serie A e Serie B.

Ha partecipato a due soli concorsi fotografici: nel 1984 giunse secondo ad un contest previsto nel raccontare il Rally degli Abeti (Pistoia) con uno scatto, nel 1991 invece vinse quello indetto dal Panathlon Valdarno Inferiore di Empoli a tema sportivo, con un'immagine di pugilato.

Una sua fotografia, nel 1995, venne segnalata al contest internazionale indetto dalla FIM - Federazione Internazionale Motocicistica.

In ambito giornalistico ha vinto due premi, nel 2009 quello intitolato a Susanna Biagioni a Castelnuovo Garfagnana e nel 2018 quello in onore di Paolo Todisco Grande indetto dall'ACI di Arezzo.

ENGLISH VERSION

Italian Canon CPS representative Alessandro Bugelli, journalist and photographer, shows his collection of sports images with particular interest for young soccer players. For over a year he left to photograph his two gemini children, extending his action range to all the team and its little players.

"He began in a secondary school, 1978, a love for photography. It was the last part of the school year, when in the hours of technical education I got to know the first rudiments of this art and above all of the darkroom. During the summer of this year I started taking pictures with a "Splendidflex", an all-plastic twinlens with 127 rollfilms, bought for a few "liras" by mail, in the famous catalogue for family "Postal Market". The . . "real" camera, at the end of the following summer (1979), when I went to work as a seasonal waiter on the Pistoia mountains, my birthplace.

After devouring all the magazines, reading and reading reviews and comments (and even advertising pages), I came to the decision that "my" camera should be the Canon AE-1. 350.000 lires with a bag and 50mm./f 1.8.

I remember it well, it was my first money earned and also. . . immediately spent! But spent well. In this way I started to photograph in a more "real" and also systematic way. Even in the first grade, in the two-year experimental period, there was the "photography" subject in the afternoon, with full time, that was another decisive moment for my photographic culture and to assimilate the technique. Technique that I tried to make myself own reading many books and especially going out to photograph.

Taking pictures of everything. I tested a lot of color and black and white films, among them exalted - in my still little technical knowledge - the Agfa CT 18, the Kodachrome 25 and 64 and the Kodak Tri-X pan B/W. I devoured magazines and shot more and more . . . the only perplexed were my parents, who were struggling to stay behind to stretch out my money to pay for developments and prints.

Then, I bought my first "tele": 135mm./f3.5 Canon, the entry level lens, but that was and could be, the finances did not allow more. I learned to photograph even with a longer focal length than the "normal" and my first flash bought it shortly after: a Sunpak, compact, NG. . .20!

In small steps I made a kit destined to become important, always Canon, with another AE1, then an A-1, a 100-300 f 5.6, a flash Nissin 3600 (which I still have), followed shortly after by a Metz 45 CT-5 and finally a kit Mamiya 645 (6x4,5), with which I learned to understand the medium format, then learned well with a YashicaMat 124 (6x6), exceptional, and a Zenza Bronica ETRSi.

Since 1984 I began to interpret photography as a work, the military service temporarily stopped this ferment, which resumed in 1986 with motocross, parallel to the activity of first writer and then journalist, also spanning the still-life, portrait and reproductions of works of art, using 6 camera bodies and 11 lenses, from fish-eye to 300mm. Until 1995, the "click" was an integral part of my life even with great satisfaction, as the first prize in the national competition (today the first and only one I attended) of sports photography of Panathlon International in Empoli (1991) . Then, from 1996, professional horizons took me elsewhere and photography became just a pleasant memory. It was the digital, on 2004, that made me reborn as a photographer, I replaced all my old analogue equipment with one of the same value of the last generation. Always Canon". 

Alessandro Bugelli is member of USSI, AIPS and he is authorized from Italian major soccer league Serie A and Serie B.